Cocoon, metafora di un possibile domani?

Vi sono opere dell'ingegno umano che sembrano essere come delle avvisaglie di qualcosa che vive tra le pieghe dell'inconscio collettivo, un qualcosa che ancora non è sbucato in superficie, e forse lo farà dopo anni e anni, magari.



Una di queste opere in questione è il film Cocoon, l'energia dell'universo, diretto dal regista Ron Howard (e, come ben sappiamo, già attore nella serie Happy days).
La storia del film è molto fantasiosa, diremmo folle, e parla di extraterrestri (gli Antareani) che vengono scoperti nel fondo marino, avvolti in dei bozzoli, vecchi di più di 10.000 anni.
I bozzoli contenenti questi esseri vengono, in seguito, messi dentro una piscina, nella quale sono soliti passare il loro tempo un gruppo di vecchietti, i quali – sotto l'influsso di quegli strani oggetti – cominciano a sentirsi più forti e carichi di energia, fino a ringiovanire completamente.



Abbiamo notato come l'essere umano di oggi, quello che abbiamo sotto gli occhi più comunemente, sopporti molto meno rispetto a un tempo non lontano, il decadimento fisico e la vecchiaia, e questo già a partire dai trenta-quarant'anni, se non prima.
A differenza di ciò che accade nelle civiltà patriarcali – com'era la nostra fino a non molto tempo fa – i vecchi non vengono più visti come "depositari della saggezza e dell'esperienza accumulata col tempo" (ma forse c'è ancora questo punto di vista nei paesi orientali e nelle zone meno urbanizzate dello stesso occidente), vi è un terrore nell'immaginarsi la prostata ingrossata e la pelle del volto che cede per via della forza di gravità, vi è un certo rifiuto nell'immaginarsi pensionati e nonni al parco, con il cappellino di ordinanza, la schiena curva e le mani incrociate dietro di essa, ed è molto probabile che, nel giro di pochi anni, questo tipo di figura umana (figlia della rivoluzione industriale, con gli operai e i lavoratori che a un certo punto "andavano in pensione") sarà solo un ricordo, come ora sono un ricordo i tipi americani con cilindro e barba senza baffi e le donne con la gonna che arriva fino a terra.
Già vediamo attualmente come gran parte dei nati nella "generazione fortunata" dal 1935 al 1955 (quella che ha vissuto in pieno il BOOM economico del dopoguerra) vogliono a tutti i costi non cedere alla loro età anagrafica fino ad arrivare, talvolta, a rendersi ridicoli.
A tutto questo dà senz'altro una mano la rivoluzione digitale e telematica, col suo modello di comunicazione in tempo reale e in ogni luogo, senza fili, la quale può prescindere dalla presenza del corpo, per quanto vecchio e malandato questo possa essere nella realtà della materia solida.
Il vortice temporale che stiamo attraversando potrebbe portare, nel prossimo futuro, all'essere umano privo di una vera e propria età definita, la quale, magari, cambia a seconda del contesto in cui l'essere umano si trova a vivere. E', soprattutto, l'IDENTIFICAZIONE quella che conta. Se io mi identifico con ciò che c'è scritto sulla mia carta d'identità e sui miei tesserini anagrafici, mi vedrò come "ventenne", "quarantenne" o "sessantenne", categorizzandomi secondo un determinato target anagrafico. ma noi siamo convinti che queste pesanti categorizzazioni basate sull'età (vediamo anche nelle riviste femminili le differenze psicofisiche tra un'età e l'altra mostrate ben marcate) perderanno sempre più di senso.
D'altro canto, la giovinezza (come abbiamo potuto constatare di persona) vola via in un lampo, ed è futile e quasi stupido crogiolarsi nei propri vent'anni.
Come, del resto, è altrettanto stupido e futile macerarsi nei propri settant'anni o anche meno.
In quella bella scena del film Cocoon, dunque, si vedono i vecchietti a mollo nella piscina che vengono investiti da una luce proveniente da un luogo non di questa terra, e i loro lineamenti cambiano, assumono la fisionomia della giovinezza, forse quella del loro archetipo personale al di fuori del tempo.
Se a causa di qualche traguardo evolutivo, dovuto magari alla Singolarità Tecnologica, al cambio dimensionale, o a tutt'e due le cose assieme, l'essere umano perdesse ogni suo possibile stato anagrafico, si aprirebbe letteralmente un nuovo modo di percepire la realtà. E il passato ci apparirebbe come una sorta di incubo temporale da cui ci si è risvegliati.

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Un commento su “Cocoon, metafora di un possibile domani?

  1. danilo1966 il said:

    Ricordo benissimo il film, che all'epoca mi appassionò moltissimo e mi fece sognare nuove realtà….
    Un caro saluto.
    Danilo
     

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